giovedì 9 dicembre 2010

Storia di Fighille (di Paolo Chiasserini)


Fighille è un frazione del comune di Citerna, un toponimo che gli studiosi del settore fanno derivare da “figulina”o da "figulus", parole latine che indicano la terra del vasaio o il vasaio stesso. Questo attesta che già dal tempo dei romani qui si estraeva e si lavorava l'argilla. Sul territorio fighillese, fino a pochi anni fa, erano attive tre cave di argilla. Oggi ne è rimasta attiva solo una, la prima, poco a nord del paese,da cui si estrae un’ottima argilla che, dopo essere stata depurata e confezionata in loco, viene esportata in tutta Italia ed anche all’estero. Dagli addetti del settore è molto apprezzata per il particolare dosaggio dei componenti che le conferisce una ottima resa.

La storia di questo insediamento umano si può far risalire almeno al neolitico, come dimostrato dal ritrovamento di una lente di terreno grigio, venuta alla luce nel 1991, sulla scarpata di scavo durante i lavori di scoperchiamento dello strato argillifero  della cava,  traccia certa di una capanna forse neolitica o precedente. Sulla scarpata, a circa 3 metri dal piano di campagna, si notava chiaramente un rettangolo largo circa 5 metri ed alto circa 1 metro, di colore più chiaro dovuto alla presenza di grande quantità di cenere frammista al terreno, con varie parti di carbone, ossa animali e qualche strumento di selce. Purtroppo non è stata opportunamente studiata, come ci si auspicava, dalle autorità competenti per mancanza di fondi. Lo strato antropizzato, di circa un metro, comparato a scavi scientifici assimilabili, testimonia una frequentazione del sito per un periodo di circa trecento anni. Si può ragionevolmente supporre che non fosse una capanna isolata, ma facesse parte di un villaggio alla base della collina, non lontano dalle acque dell'antico lago tiberino, il primo nucleo abitato di Fighille.

Il Gruppo Ricerche Archeologiche Citernese, dopo averla doverosamente segnalata, ha rinvenuto nelle immediate vicinanze vari reperti litici, una mascella ed un corno di cervo ed un frammento di macina piana per granaglie, il tutto è stato consegnato alla Soprintendenza. Questi non sono i soli fossili rinvenuti nel banco di argilla, ma sono emersi anche fossili di piante e alberi, tra cui qualcuno ha potuto riconoscere un tronco di vite. Anche nei pressi del Mancino, durane i lavori di scasso per la realizzazione di un laghetto, emersero, intorno agli anni 70 del XX sec., alcuni cerchi di colore chiaro, diversi dal terreno limitrofo e vi furono rinvenuti numerosi strumenti di selce e qualche scoria di fusione del bronzo.

Nella seconda cava aperta nel territorio, oggi inglobata nella prima, verso la fine degli anni 50, furono ritrovati i resti di un "elephans italicus" ( la mascella inferiore con le due zanne e alcuni molari). I materiali furono prelevati e inviati al restauro a Ferrara, dopodichè sono andate perdute, escluso un frammento di zanna ed un paio di denti, conservati a Sansepolcro. Della presenza umana relativa al periodo dell'età della pietra, testimoniata da vari strumenti in selce, si possono rilevare ancora  numerose tracce passeggiando sui campi, specialmente nella parte alta della collina. In epoca etrusco-romana il paese era attraversato da una strada pedecollinare proveniente dal Vingone e diretta a nord, che andava a congiungersi con la Arezzo- Rimini nei pressi di Sigliano. 

La strada, rimasta in funzione fin dopo l'unità d'Italia, proveniva da Tena, passava appena sopra il mulino, ricalcava l'attuale via Palazzo Manfroni, traversava il centro e saliva vero la piazza, il pozzo e la chiesa: ripartiva sull'attuale via di Vinciano, traversava la voragine della cava e, passando sotto Vinciano, proseguiva verso l'antica chiesa di S.Maria di Corsano. Da questa arteria si diramavano ortogonalmente, a testimonianza della centuriazione romana, altre strade: sotto Case Nuove una strada diritta verso S.Romano e S.Fista, dopo Fighille la via Delle Querce, verso il Mancino, ecc. Una prova della sua esistenza ci viene fornita dal ritrovamento, accanto al tracciato, pochi metri a sinistra della prima quercia in foto, di una tomba risalente alla seconda metà del IV sec.a.C. con corredo etrusco costituito da una kyliks dipinta, una tazza monoansata e due olle; si parla anche di una punta di lancia in ferro, ma Minto non la cita nella sua pubblicazione del 1936.


Lungo il suo percorso, a testimonianza dell'antropizzazione e della frequentazione, sono stati rinvenuti frammenti di svariate tipologie di vasi, anfore,  lucerne, ecc. risalenti all’epoca romana e non solo. Il tracciato è ancora parzialmente leggibile ed è rimasto in funzione, principalmente per usi agricoli, fino all’avvento dei grossi trattori, anche se dalla metà dell’ottocento, con la costruzione della via nuova, aveva perso l’importanza di arteria primaria. La costruzione dell'attuale strada ottocentesca ha dovuto affrontare un singolare problema: nel corso dei millenni un piccolo ruscello che sorge tra i due colli di Colfiorito e Petriolo, con le sue piene, ha scavato una valle, erodendo il conglomerato che si era depositato nei millenni precedenti sul fondo del lago tiberino, ed ha trasportato i detriti a valle formando un conoide di esondazione sulla cui sommità ha continuato a scorrere il torrente Riolo.
Il problema è stato risolto tagliando ortogonalmente il conoide e costruendo un ponte (il ponte del Riolo) che ha permesso al torrente di continuare a scorrere indisturbato passando sopra la strada.

Sembra che sotto il paese di Fighille esistano degli antichi camminamenti sotterranei. Ho un nebbioso ricordo della mia prima infanzia: “a seguito di un fortissimo temporale, si aprì una buca poco a valle del palazzo della Dogana. I ragazzi più grandi provarono a infilarci una pertica, ma non trovarono il fondo; le autorità comunali del tempo provvidero tempestivamente a rimettere in sicurezza la zona”. Questo personale aneddoto potrebbe avvalorare la notizia, ma, se esistono, da quanto esistono? Chi li ha scavati? Sono forse antiche gallerie per l’escavazione dell’argilla? Per ora non sappiamo. 

Fighille è sede parrocchiale e ha una chiesa dedicata a S.Michele che è citata già nei primi decenni del mille. La prima edificazione si può far risalire all’epoca dei Longobardi che veneravano particolarmente questo Santo. Probabilmente nel 1223 ha subito un ampliamento o una ristrutturazione perché nella lunetta sopra il portale d’ingresso, fino a qualche decennio fa, si poteva leggere questa data. 
La lunetta, scolpita su pietra serena, oggi purtroppo molto deteriorata, rappresenta il trionfo di S.Michele su Lucifero e si trova ancora al suo posto, ma il resto dell’edificio è stato completamente ricostruito all’inizio del XX secolo. 

Parlando di Fighille, non si possono trascurare gli altri paesi facenti parte della parrocchia.

Petriolo, che potrebbe derivare dal latino "pretorio" o dalla presenza di rovine antiche.. Intorno al XII-XIII secolo vi fu eretto un Santuario Mariano, probabilmente a seguito di un’apparizione della Madonna avvenuta nei pressi di Colfiorito, dove oggi sorge una cappellina. E' da sempre un importante luogo di culto che richiama molti fedeli da tutta la valle; numerose le coppie provenienti da fuori che lo scelgono per il matrimonio. Nei pressi del Santuario sono state  rinvenute tracce di edifici romani con vari frammenti di ceramiche.

S. Martino, a detta degli anziani, è la chiesa più antica di tutta la valle. Da un capanno sul retro dell’edificio, fino a pochi decenni fa, si poteva scendere in una grotta sulla cui volta apparivano varie ossa umane, frutto delle sepolture che, prima dell’era napoleonica, venivano effettuate sul terreno limitrofo alle chiese. Da questa prima grotta, sul lato sinistro, si poteva scendere ancora e, attraverso un cunicolo di circa due metri, si poteva accedere ad un corridoio che iniziava circa un metro sulla sinistra e proseguiva verso destra per alcuni metri, poi era completamente ostruito da detriti e materiali vari. Negli anni 90 l’edificio è stato acquistato per essere trasformato in civile abitazione e non sappiamo quanto ancora si conservi dell’ipogeo.  Scendendo da S. Martino verso Fighille, prima del bivio per scendere al podere “Domini” una stradella sulla destra porta ad un pianoro, oggi quasi rimboschito, sul cui suolo emergono tracce laterizie pertinenti a un edificio. Dovrebbe trattarsi di un insediamento fortificato, un castelletto forse longobardo, a domino delle terre limitrofe; forse, non a caso, il toponimo “Domini” sta a  ricordarci che quelle terre erano dei “Signori”. Potrebbe essere proprio quel “Castello Onesto”, citato nelle fonti antiche, che sia trovava nella corte di “Farneto”.

S.Romano, nei pressi si conserva ancora un piccolo appezzamento di bosco, unico residuo dell’antica “Selva Mortara”, che in epoca longobarda ricopriva quasi tutta la valle. Questo rimboschimento si è generato verso la fine dell’impero romano a seguito dell’abbandono delle terre da parte dei contadini, uccisi o scappati a causa delle scorrerie delle orde barbariche. Furono distrutte e incendiate anche le numerose ville rustiche di epoca romana che sorgevano numerose nel territorio, come ci testimonia Plinio il Giovane nelle sue epistole.

S.Fista, nome piuttosto strano, non esiste nel libro dei santi. Sono state fatte svariate ipotesi, ma la più accreditata sembra essere il luogo natale di S.Felicita (mutato volgarmente in Fista). Questa Santa, tumulata dove oggi sorge la chiesa di S.Felicita di Paterna, nella cui cripta si può ammirare l’affresco che la rappresenta morta sul carro trainato da due buoi, fu molto venerata nei primi secoli del cristianesimo. L’antica Tifernum Tiberinum, distrutta completamente dai Goti, fu ricostruita dal suo Vescovo attorno all’antico tempio, rimasto illeso, e fu chiamata Castrum Felicitatis, proprio in onore della Santa.

Nel medioevo si può ragionevolmente supporre un dominio di popolazioni longobarde che non si preoccupavano molto di coltivare le terre, ma pensavano quasi esclusivamente alla caccia. 
Queste genti abbracciarono la fede cristiana,  e col tempo e con l’aiuto dei vecchi agricoltori sopravvissuti, forse anche per soddisfare i bisogni alimentari, cominciarono a rimettere a coltura i campi; pian piano venivano abbattute zone di selva per ritrasformarle in terreni coltivabili. 
Probabilmente la zona che va dal Sovara alle Case Nuove e abbraccia la collina fino oltre Vinciano, faceva parte della corte di “Farneto” citata storicamente in documenti del 1022 e 1047.  La farnia è un tipo di quercia e, ancor oggi, nel versante est della collina di Petriolo, esiste forse un frammento di quell’antica corte, testimoniata dal Querceto. Nella zona di Vinciano, a quel tempo, esistevano muraglie antiche. Poteva trattarsi dei resti di una villa rustica o anche dei ruderi di una stazione di posta, molto frequenti lungo le strade romane, visto che nei pressi esiste tuttora una pozza di acqua sorgiva, utile per abbeverare uomini e animali. 
Mio nonno Valentino mi raccontava sempre che da giovane, scavando un formone per l’impianto di filari di viti nei campi sopra la strada di Vinciano, venne alla luce un largo muro di mattoni fortemente connessi. Diceva che provarono ad approfondire e allungare lo scavo, ma non riuscirono a trovare la fine del muro; dovevano piantare le viti e la curiosità fu sopraffatta dalla necessità. Su quel terreno ancor oggi si possono trovare vari frammenti di laterizi e di ceramiche antiche. Sotto la strada, negli anni 80, è stato rinvenuto un cospicuo frammento di lucerna in ceramica. In tutta l’area corrispondente alla giurisdizione della parrocchia e più in generale in tutta l’Alta Valtiberina, è possibile rinvenire sul terreno frammenti di ceramiche e laterizi tipici dell’età romana, a testimonianza di una forte antropizzazione che è drasticamente diminuita con le invasioni barbariche per aumentare gradatamente dall’epoca longobarda in poi. 
Storicamente Fighille è entrato a far parte del territorio comunale fin da quando Citerna divenne libero comune e da allora ha seguito le vicende del capoluogo. Le cronache della battaglia d’Anghiari ci dicono che una parte delle truppe che si affrontarono quel 29 giugno del 1440 sotto il castello di Anghiari, provenivano da Citerna; considerando che l’unica strada agibile passava dentro il paese di Fighille, possiamo immaginarci, al mattino presto, questo scintillante esercito che attraversa baldanzoso il nostro paese per raggiungere il luogo fatidico.

Paolo Chiasserini